Tag Archives: Miti

Cronaca 16 – Eros e Thanatos III Parte

“Bisogna avere il caos dentro per generare una stella che danza”
Nietzsche

In un celebre passaggio del suo libro “Viaggio al termine della notte” Celine, descrivendo il comportamento e lo stato d’animo dei suoi commilitoni durante la prima guerra mondiale, scrive:

“E tutto quello che si poteva caricare in spalla, se lo portavano con loro, i miei camerati. Pettini, piccole lampade, tazze, piccole cose futili, e perfino corone da sposa, ci passava di tutto. Come se ci fosse stato ancora da vivere per degli anni. Rubavano per distrarsi, per darsi l’aria di averne ancora per molto. Le voglie di sempre. Il cannone per loro era solo un rumore. E’ per questo che le guerre possono durare. Anche quelli che la fanno, che ci sono dentro, non se la immaginano mica. Una pallottola in pancia, avrebbero continuato a tirar su vecchie scarpe per via, perché potevano ‘ancora servire’. Come il montone che, sul fianco, in un prato, agonizza e bruca ancora. La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.”

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Cosmesi: un’amplificazione

L’idea di questo articolo mi è venuta dopo aver assistito alla performance di Silvio Berlusconi alla trasmissione di Santoro il dieci gennaio scorso.

Berlusconi da SantoroÈ un’amplificazione nel senso Junghiano del termine: un insieme di link e di associazioni, di riferimenti mitologici, etimologici e clinici che hanno l’intento di espandere ed approfondire un argomento fornendo a chi legge o ascolta altri punti di vista su ciò di cui si sta parlando. Amplificare è non fermarsi sulla superficie e, allo stesso tempo, usare la superficie per comprendere più profondamente. Ciò che appare è parte integrante di ciò che “è”.
Le cose che arrivano ai nostri sensi ci influenzano al di là delle inferenze che possiamo fare su cosa sono realmente.

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Un po’ di “politeismo”

La struttura psichica è
policentrica. E’ un campo di
molte luci, bagliori, occhi; la
sua energia è distribuita in
costellazioni, come un cielo stellato”
J.Hillman

Dopo due o tre post scritti in uno stile didattico-cognitivista sento il bisogno di un’incursione in un campo che mi è più affine e che tratta gli stessi argomenti (la memoria e le emozioni in questo caso) con un linguaggio meno preciso e puntuale ma più evocativo e vicino all’inconscio.

E’ un modo di procedere meno lineare e, per dirla subito con un linguaggio mitico, “sacrifica a dei diversi”, erige altari in luoghi meno canonici e procede per sfumature e allusioni che, invece di spiegare e mettere in luce, offrono spunti di riflessione e di emozione.

Più simile al raccontar storie che al tenere lezioni questo modo di affrontare gli argomenti dell’anima, cura e si interessa del contesto che affronta e del pubblico a cui si rivolge, usando più di una prospettiva e più di una descrizione.

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Cronaca 13 – Hypnos II Parte: favorire l’Inconscio

Penso che il terapeuta non faccia altro che offrirti
l’occasione di pensare al tuo problema
in un’atmosfera favorevole”
M.H.Erickson

Parlavo nella Cronaca 12 della necessità di raggiungere l’inconscio e attivare la sua improvvisazione: la sua capacità di riconoscere nessi, progettare adattamenti e cambiamenti possibili, creare nuove strutture.

Questa attivazione dell’improvvisazione deve passare da una attenuazione della “prepotenza del conscio” che si può ottenere grazie al raggiungimento di uno stato di coscienza modificato, la Trance.

Ma cosa succede durante una Trance? Cosa cambia quando una persona guarda, sente e vede diversamente se stessa e i propri stati d’animo? Perché dovremmo avere fede (Bion) in questa fantasmatica capacità dell’inconscio di risanarsi?

Per rispondere a queste domande occorre partire da uno dei prodotti fondamentali dell’inconscio: il sintomo.

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Cronaca 12 – Hypnos: lo stato di Trance

Credo che l’azione, se deve essere pianificata,
vada sempre pianificata su una base estetica”
G.Bateson

… vediamo tremare e confondersi i limiti fra noi e la natura e veniamo a conoscere l’atmosfera in cui non sappiamo se le immagini sulla retina provengono da impressioni esteriori o da quelle interne. Mai come in questo semplice esercizio facciamo la semplice e facile scoperta di quanto siamo creatori, di quanto la nostra anima sia sempre partecipe della continua creazione del mondo.”. Così H.Hesse in uno dei suoi primi romanzi, Demian, fa commentare al protagonista l’esperienza che, soffermandosi con un amico a guardare il fuoco che brucia in un caminetto, ha appena vissuto.

Così avviene quando lasciamo che la nostra attenzione fluttui liberamente e togliamo un po’ di quella censura della coscienza che continuamente tenta di descrivere il mondo “per quello che è”.

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Cronaca 10 – Eros e Thanatos II Parte

“Imperativo etico: agisci sempre in modo
da accrescere il numero delle possibilità di scelta”
Heinz von Foerster

In prossimità di Thanatos Eros aumenta la propria intensità.

Ogni volta che, per qualche motivo, ci affacciamo sulla possibilità di interruzione della vita, ogni volta che qualcosa minaccia la nostra sopravvivenza, ecco che, in risposta a questa pressione, nasce in noi ancora più forte il desiderio e la pulsione di vita.

Pensare in termini mitici è un modo per dare personalità a questi istinti, trattarli come vere e proprie persone che agiscono per noi o ci portano ad agire. Come ebbe a dire Freud: “La teoria degli istinti è, per così dire, la nostra mitologia. Gli istinti sono esseri mitici grandiosi nella loro indeterminatezza.”.

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Cronaca 9 – Eros e Thanatos I Parte

“L’amore dimostra la sua
vera natura allorchè educa”
J.Hillman

E’ come se nel labirinto fossero all’opera delle forze che sciolgono e coagulano intere porzioni del paesaggio. Ciò che è rilevante per alcuni di noi è, a volte, poco significativo per altri: l’attenzione viene catturata da certi particolari e più il nostro focus si sofferma su un oggetto più quello sembra stagliarsi rispetto allo sfondo mentre il resto scompare.

Succede così che quando ci innamoriamo di qualcosa o, più probabilmente, di qualcuno questi diventi l’oggetto principale, ciò che dà intensità al nostro sentire e che cattura continuamente la nostra mente.

E, proprio come nella storia di Amore e Psiche, una volta che la mente è stata afferrata non abbandona la presa finchè… finchè non è stata trasformata dall’atto stesso di voler raggiungere e di desiderare ciò che considera l’oggetto del desiderio, ciò che la renderà appagata e finalmente realizzata.

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Eudaimonia

“L’anima sempre metaforizza”
Plotino

“Ethos anthropoi daimon”
Eraclito

La seconda frase di cui sopra, che ho volutamente lasciato nella lingua in cui è stata scritta, il greco antico, può essere tradotta in vari modi. Uno dei più conosciuti traduce: “Il carattere è destino”; un altro modo di rendere la stessa frase è “L’uomo abita presso il dio/demone”. Sembrano due concetti molto diversi ma vedremo in questo saggio che, come spesso accade, entrambe le interpretazioni aiutano a chiarire il senso di questa affermazione che, da più di due millenni, influenza le nostre vite, informa la nostra cultura e condiziona i nostri costumi.

Prima di entrare nel tema è, tuttavia, importante una avvertenza: ciò di cui tratto in questo saggio non è che una metafora: un espediente per parlare della Psiche e del comportamento, un modo per dire qualcosa che non può essere ben definito e a cui ci si “approssima” nel tentativo di rendere l’idea e di spiegare qualcosa che si intuisce ma che non verrà mai completamente afferrato e “dimostrato”.

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Scimmia claustrofobica

 “Coloro che dicono che la spiritualità
non ha niente a che fare con la politica
non sanno cosa significhi davvero ‘spiritualità’”
Mahatma Gandhi

“E’ una gioia restare nascosti
ma un disastro non essere trovati”
D.Winnicott

La storia di cui parlo in questo saggio è qualcosa di diverso da un semplice aneddoto o da una storiella. E’ piuttosto una di quelle grandi metafore che, per descrivere una condizione, uno stato delle cose, un quadro della situazione dell’Uomo, inventa un intero cosmo: un insieme di mondi, ognuno dei quali rappresenta un livello di evoluzione e un modo di essere, di percepire e di rispondere alla “realtà” che ci circonda.

Sia la storia dell’Occidente che quella dell’Oriente sono piene di queste cosmogonie che, descrivendo certi tipi di “aldilà”, descrivono anche e soprattutto certi stati mentali, certe condizioni e certe tendenze che, quando agite, determinano i nostri comportamenti e le nostre abitudini.

In un momento in cui sembra inevitabile chiederci dove stiamo andando e se usciremo dalla trappola in cui ci siamo o ci hanno ficcati, credo sia il caso di riflettere su cosa ci aspetta fuori dalla porta della gabbia, fuori dal “regno” in cui ci sentiamo imprigionati.

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Cronaca 1 – Il labirinto

“All’uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici
viene desiderio di una città”
Italo Calvino

Con questa prima cronaca comincerò a dare un’idea di quello che intendo quando parlo di labirinto.
Sono stato tentato di darne una sorta di definizione o di descrizione rigorosa, ma sono consapevole del fatto che ogni definizione sarebbe restrittiva e che, nel tentativo di descriverlo, non farei altro che un giretto, più o meno tortuoso, nei suoi meandri.
Ecco perché preferisco mostrarne delle parti usando alcuni degli argomenti in cui mi imbatto quotidianamente quando, nel mio lavoro, affronto i nodi, gli inghippi, i sintomi e le sofferenze di cui, chi viene nel mio studio, parla.
Le “Cronache del labirinto” sono il mio modo per parlare del “luogo” che frequento con queste persone.

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