“La cultura è l’educazione dell’attenzione”
Simone Weil
L’argomento fantoccio (dall’inglese Straw man argument) è un modo per confutare un argomento proponendone una rappresentazione errata o distorta. È un trucco, un modo veloce per avere ragione o per buttare in vacca il dialogo dirigendolo in una direzione diversa da quella che avrebbe se si discutesse sulla base di un onesto dibattere.
Ad esempio: se stiamo discutendo sulla stupidità o meno di distinguere fra “razza bianca” e “altre razze” e una delle due parti esordisce con un “Ma anche nella Costituzione si parla di razza… che facciamo… cancelliamo la Costituzione?” e se l’altra parte si lascia trascinare in una querelle su cosa c’è o non c’è scritto nella Costituzione, ecco che l’argomento fantoccio ha funzionato: ci si allontana dal soggetto principale e, con un paio di altre deviazioni pilotate da chi manovra il fantoccio, si finisce a parlare dell’ingiustizia che tutti stiamo subendo con la ridicola e infame tassa di due centesimi sui sacchetti di plastica biodegradabile (che poi non è davvero biodegradabile e che la produce un’amica del presidente del consiglio e che è tutto un magna-magna ecc.).
Visto in un’ottica psicologica lo Straw man è molto simile alla difesa psichica denominata Spostamento. Lo Spostamento è un processo automatico e inconscio grazie al quale una minaccia interna viene diretta su un oggetto sostitutivo più facile da evitare o da attaccare. Nelle Fobie, ad esempio, la tensione psichica viene spostata da una paura interna angosciante, spesso “senza nome” e difficile da controllare, ad un oggetto esterno (un animale, un ambiente, una situazione) che può essere evitato e che diventa il fantoccio che contiene la paura, l’involucro che rappresenta ciò che devo tenere distante, la cosa che devo temere e che magari posso odiare e che è comunque più facile da gestire del vero nemico.
Nella psiche questi gesti capitano. Certi dolori vengono momentaneamente evitati e trasformati in qualcosa di apparentemente più accettabile. La nevrosi può essere definita come “una soluzione che ha sopravvissuto alla propria utilità”: ho cominciato ad evitare di frequentare i luoghi che mi mettevano ansia bollandoli come pericolosi, all’inizio questo comportamento mi ha dato sollievo e ho risolto uscendo molto meno… ora non esco più di casa e solo l’idea mi riempie d’angoscia.
Mentre un terapeuta si adopera per assistere la persona che soffre di queste “soluzioni” aiutandola a guardare cosa c’è dietro e ad individuare il vero nemico, ciò che davvero causa il sintomo che la persona cerca di evitare, chi usa gli argomenti fantoccio fa l’opposto: offre soluzioni semplici a problemi complessi, devia l’attenzione su qualcos’altro, favorisce lo scarico di tensione su… ciò che a lui fa più comodo. Dall’altra parte c’è qualcuno che non sta attento, uno che comincia a sparare contro il fantoccio perché non guarda davvero e perché non vede l’ora di trovare una soluzione, un nemico esterno, un bersaglio. A tutti noi è capitato di scaricare la tensione su qualcuno che non c’entrava affatto con il nostro nervosismo o di prendercela con il primo che passava. Ma bisogna vigilare per impedire ad una tendenza di diventare una malattia. A forza di prendersela con dei fantocci si perde la capacità di dirigere l’attenzione, si dimentica di riflettere prima di sparare e si diventa stupidi.
Chi usa troppi Straw man diventa a sua volta un fantoccio: uno con due o tre trucchi e pochi argomenti, che reagisce invece di pensare e che, invece di educare la propria attenzione, si fa manovrare, spesso da altri fantocci.