Tag Archives: Narcisismo

Cronaca 18 – Sul narcisismo II Parte

“… Lacan affermava che
il compito primo dell’analista
è quello di ‘custodire il silenzio'”
M.Recalcati

Così come non si può parlare di Disturbo Ossessivo Compulsivo senza parlare di speranza e di aspettative, allo stesso modo non si può trattare l’argomento del narcisismo senza approfondire i concetti di desiderio e considerazione.

Possiamo vedere il desiderare e il considerare come due gesti interni: due funzioni necessarie della psiche senza le quali di psiche non si potrebbe nemmeno parlare. Chi ha Psiche/mente ce l’ha non tanto perché percepisce, sente e ricerca la sopravvivenza quanto perché desidera e considera: progetta per muoversi verso ciò che vuole e immagina mondi, si inventa cose verso le quali spingersi.

Sia il termine Desiderio che il termine Considerazione contengono la parola sidera: astri, stelle, qualcosa a cui guardare, verso cui dirigere lo sguardo, fuori da noi.

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Cronaca 17 – Sul narcisismo I Parte

“Siamo sempre nell’abbraccio di un’idea”
J.Hillman

Scrivo questo post dopo aver letto un articolo di Roberto Cotroneo intitolato “Il narcisismo è la malattia del futuro”. Concordo in una certa misura con il punto di vista dell’autore e prendo come spunto il suo scritto per riflettere un po’ sulle immagini, sulle rappresentazioni e sull’idea di attaccamento all’immagine e di “tradimento di ciò che si è”.

Come altri miei post anche questo sarà un’amplificazione: un procedere, come faceva Jung, girando intorno all’immagine e al concetto di cui si vuole parlare e su cui si decide di mettere l’attenzione, un lasciare che le associazioni si liberino e che escano altre idee che stanno di fianco, vicino o in ombra rispetto all’argomento.

Ogni volta che parliamo di Narcisismo facciamo un discorso sull’Immagine: ogni volta che tiriamo in ballo lo smodato amore per l’apparenza, per la “bellezza superficiale” e per l’accento sulla cosmesi (il bisogno di nascondere le magagne e di stendere un velo su ciò che siamo per… sembrare meglio), ogni volta che ipotizziamo una distanza fra l’essere e l’apparire, evochiamo, come fece Freud, la figura mitica di chi nell’immagine si perse.

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