“Il cielo è la casa di ogni creatura”
Educazione Siberiana
Il Creativo e il Ricettivo sono il primo e il secondo esagramma dell’ I King, il Libro dei Mutamenti, antico testo di divinazione cinese e abusatissimo strumento oracolare New Age, crogiolo di simboli archetipici e oroscopo esotico per la lettura dell’anno che verrà.
Il Creativo è un segno composto da sei linee intere e rappresenta il Cielo: la forza fecondante e attiva; il Ricettivo, composto da sei linee spezzate, è il segno complementare e rappresenta la Terra: la forza fertile e assorbente che è in grado di accogliere il cielo e di esserne fecondata. Cielo e terra, maschile e femminile se ne stanno, sia per l’antica saggezza cinese che per per quella greca, all’origine di tutte le cose. È dalla loro unione che tutto il resto può aver luogo. Le mani modellano la creta e la creta è “informata” ricevendo e conservando ciò che attivamente viene impresso in essa. Come il cervello è Plastica: abbastanza resistente per non deformarsi ma non così resistente da non rispondere allo stimolo e non“tenerne conto”. Se fosse troppo dura non riceverebbe niente e se fosse troppo molle niente conserverebbe.
Una psiche (o una macchina) solo attiva non potrebbe apprendere e, se fosse solo ricettiva/programmabile, non restituirebbe niente.
Creatività e Ricettività sono onnipresenti nel comportamento e non c’è attimo in cui non stiamo o agendo sul mondo o essendo informati da esso. Anche nel sonno qualcosa in noi lavora sui residui del mondo e della veglia e siamo influenzati da ciò che abbiamo vissuto, dall’acqua in cui siamo stati immersi.
L’etimologia della parola Contemplare (cum-templum) fa riferimento al templum: lo spazio del cielo.
Nell’antica Roma l’Augure circoscriveva una parte di cielo con il suo Lituo (un bastone non diverso da quello che, più tardi, usarono i vescovi cristiani), e, nel templum, in quella porzione circoscritta di cielo, osservava il volo degli uccelli per tentare di intravedere qualcosa del futuro e per scorgere dei segni.
È un gesto archetipico, qualcosa che facciamo in continuazione. Non smettiamo di chiederci cosa accadrà, di protenderci verso ciò che potrà essere e di progettare per… essere pronti a rispondere, saper agire di conseguenza.
È la fase ricettiva, quella in cui cerchiamo di pre-vedere e di comprendere. Il gesto dell’Augure rappresenta molto bene quanto processo, questo provare a contenere, cercare di dare una forma all’Aperto.
Come tutti i gesti compiuti continuamente (respirare, osservare, pensare…) anche la contemplazione tende a finire sullo sfondo. In genere dopo un po’ di osservazione sentiamo il bisogno di “fare qualcosa a riguardo”. Il creativo e il ricettivo si alternano e si sovrappongono in modo quasi automatico.
Diventare consapevoli di questa alternanza è terapeutico. Ci aiuta a non essere preda di una frenesia del fare e ci evita un’indigestione di stimoli non davvero colti, non realmente osservati.
Wild Geese
Mary Oliver
You do not have to be good.
You do not have to walk on your knees
for a hundred miles through the desert repenting.
You only have to let the soft animal of your body
love what it loves.
Tell me about despair, yours, and I will tell you mine.
Meanwhile the world goes on.
Meanwhile the sun and the clear pebbles of the rain
are moving across the landscapes,
over the prairies and the deep trees,
the mountains and the rivers.
Meanwhile the wild geese, high in the clean blue air,
are heading home again.
Whoever you are, no matter how lonely,
the world offers itself to your imagination,
calls to you like the wild geese, harsh and exciting –
over and over announcing your place
in the family of things.
Oche selvatiche
Non devi essere buono.
Non devi camminare sulle ginocchia
per cento miglia nel deserto, pentendoti.
Devi solo lasciare che il tenero animale del tuo corpo
ami ciò che ama.
Raccontami della disperazione, la tua, ed io ti racconterò la mia.
Nel frattempo il mondo va avanti.
Nel frattempo il sole e i limpidi sassolini di pioggia
si stanno muovendo attraverso il paesaggio,
sulle praterie e gli alberi alti,
le montagne e i fiumi.
Nel frattempo le oche selvatiche, in alto nell’aria limpida e blu,
stanno di nuovo facendo rotta verso casa.
Chiunque tu sia, non importa quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche, forte e appassionatamente –
più e più volte annunciando il tuo posto
nella famiglia delle cose.
(Traduzione di Federica Galetto)