Category Archives: Cronache

Cronaca 22 – Persuasione II Parte: Alberi

Non smetteremo di esplorare.
E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo
al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”
T.S.Eliot

Riferendosi alla Cronaca precedente, la I parte sulla Persuasione, in cui usavo l’immagine di Ulisse e delle Sirene, un’amica mi ha scritto chiedendomi se l’albero della barca a cui Ulisse si fa legare non sia una metafora della “Realtà”, un punto àncora a cui restare saldamente attaccati per non lasciarsi trascinare dai canti suadenti che ci porterebbero lontano, troppo distanti dal terreno su cui poggia il nostro io.
Scrive Elena: “… E’ quell’albero che accompagna e, insieme, sostiene Ulisse dalle sue stesse paure, spingendolo sempre più dentro di sé ad “aderire a sé stesso”. Solo allora potrà arrivare ad Itaca. Riflettendo mi chiedo e ti chiedo se esista una differenza psicologica tra quell’albero e Itaca e se tra loro ci fosse un nesso, come tra i soggetti e i luoghi…”.

E’ una buona domanda, mi dà l’occasione di portare avanti un discorso che mi sta a cuore e che fa da cornice a tutta una parte del mio lavoro: quella in cui, ascoltando e persuadendo, osservando e fornendo chiavi di lettura, co-costruisco insieme al paziente un pezzo di realtà, un contesto in cui esprimerci. Mi dà, inoltre, lo spunto per riflettere sulle metafore: potenti immagini che, più che descriverla, costruiscono la realtà.

Il termine stesso “albero della barca/nave” è già una metafora (come gamba-del-tavolo o piedi-della-montagna). Sarebbe un palo, quello della barca, ma dicendo albero diciamo molto di più. È stato un albero e “lo è ancora” nella misura in cui, metaforicamente, ha radici, si erge, punta verso il cielo, evoca e conduce a terra. E’ da quell’albero che si può scorgere la terra, è su di esso, l’albero maestro, che si fa conto per la tenuta della nave e la capacità di prendere il vento, sull’albero si issa la bandiera, ecc. Dicendo albero significhiamo qualcosa di diverso e di “di più” rispetto a ciò che un più prosaico “palo centrale e più alto della nave” comunicherebbe. Continua a leggere

Cronaca 21 – Persuasione I Parte: Sirene

La persuasione, specie nelle sue forme più alte,
non può essere raggiunta senza il senso della bellezza”
Sir A. Quiller-Couch

Peitho era, secondo gli antichi greci, la divinità della persuasione. I Romani la chiamavano Suada (da cui persuadere, appunto) ed era spesso rappresentata insieme ad altre divinità, al seguito di Venere/Afrodite, la dea della bellezza e dell’amore.

Sia nella seduzione che nella retorica la capacità di persuadere è una risorsa irrinunciabile: solo se si riesce ad essere persuasivi si può, infatti, compiere quel gesto che ci permette di convincere l’altro e di portarlo dalla nostra parte , di renderlo partecipe di ciò che vogliamo comunicare o, a volte, di affascinarlo e… condurlo là dove vorremmo che fosse o dove ci piacerebbe essere insieme a lui.

Purtroppo, a forza di sentir parlare di “tecniche di persuasione-persuasori occulti-controllo della mente-plagio…”, capita che, appena si accenna a questo gesto, appena si considera la possibilità di far passare un messaggio e raccontare una storia che convinca, certe difese si alzino e certe resistenze si attivino come per delimitare bene i confini ed “evitare il contagio”.

Il muro di cui cantavano i Pink Floyd nel loro celeberrimo album (The Wall) con il coro di bambini che intona il ritornello che afferma quanto un bambino non abbia “bisogno di educazione e di controllo del cervello”, è come un manifesto di questa diffidenza nei confronti di una forza che, se non controllata o se usata disonestamente, potrebbe ridurci a marionette manovrate da chi è bravo nell’arte di persuadere.

Ma accade che la semplice diffidenza non funzioni. Continua a leggere

Cronaca 20 – Desiderio di conoscere: leggere, scrivere, sognare

 “…non possiamo che essere tolleranti con noi stessi
e con gli altri, rinunciando a essere paladini della Verità
e gioendo dell’essere artigiani del grado di sviluppo
mentale tollerabile per i nostri pazienti e per noi stessi”
Antonino Ferro

Solo apparentemente questa Cronaca parla di psicoterapia, o meglio, ne parla per parlare della relazione, della cura e della psiche (quando si parla di queste tre cose insieme si sta sempre parlando anche di psicoterapia). Fare distinzioni è importante e aiuta a conoscere ma sono convinto che occorra combattere contro le distinzioni troppo nette, quelle che offrono una certezza che può, a volte, paralizzare il pensiero in un sapere angusto e stereotipato.

Leggere, scrivere e sognare sono, apparentemente, attività distinte… Anche ora, leggendo state un po’ scrivendo e un po’ sognando.

Dalì_La tentazione di Sant'Antonio

Dalì. La tentazione di Sant’Antonio

Dopo aver letto l’ultima Cronaca un’amica mi ha chiesto cosa intendo esattamente quando affermo che concordo solo in parte con un “collega coraggioso” che asserisce che il trattamento analitico non è una cura ma uno spazio dove il paziente lavora sulla propria volontà di ignoranza. Continua a leggere

Cronaca 19 – Desiderio di conoscere: aragoste e filosofi

Perché ci hai dato sguardi profondi
per scrutare presaghi il futuro
e mai abbandonarci, in un’illusione beata,
al nostro amore, alla felicità terrena?
Perché ci hai dato, sorte, i sentimenti
che ci fanno guardar l’un l’altro nel cuore
per indovinare negli astrusi viluppi
il vero legame che ci tiene?
Goethe

Nell’agosto 2003 David Foster Wallace partecipò, in veste di inviato della rivista Gourmet, al Festival dell’aragosta che si svolge ogni estate nel Maine. Scrisse un breve saggio, una via di mezzo fra la cronaca dell’enorme evento a cui partecipano centomila persone (con dati statistici, opinioni degli abitanti, considerazioni su cibo e costume ecc.) e le sue impressioni soggettive che lo portarono a chiedersi se davvero, assistendo alla preparazione di cento crostacei alla volta, alcuni dei quali hanno 40, 60 e in alcuni casi 80 anni di vita, che vengono cotti -vivi- nella “Pentola per aragoste più grande del mondo”, si può restare imperturbabili e perfettamente sereni.

Considera l'aragosta

Diceva Wallace: “A ogni modo, al Fam (festival annuale dell’aragosta), mentre si sta vicino alle vasche gorgoglianti accanto alla Pentola per aragoste più grande del mondo, a guardare le aragoste appena pescate ammassarsi l’una sull’altra, agitare impotenti le chele bloccate, stringersi insieme negli angoli in fondo o grattare freneticamente il vetro quando ti avvicini, è difficile non percepire che sono infelici, o spaventate, anche se è solo una versione rudimentale di queste emozioni… e, di nuovo, che c’entra poi se è solo rudimentale? Per quale motivo una forma di dolore primitiva, non verbalizzata, dovrebbe essere meno urgente o scabrosa per la persona che se ne rende complice pagando per il cibo in cui essa risulta?”. Continua a leggere

Cronaca 18 – Sul narcisismo II Parte

“… Lacan affermava che
il compito primo dell’analista
è quello di ‘custodire il silenzio'”
M.Recalcati

Così come non si può parlare di Disturbo Ossessivo Compulsivo senza parlare di speranza e di aspettative, allo stesso modo non si può trattare l’argomento del narcisismo senza approfondire i concetti di desiderio e considerazione.

Possiamo vedere il desiderare e il considerare come due gesti interni: due funzioni necessarie della psiche senza le quali di psiche non si potrebbe nemmeno parlare. Chi ha Psiche/mente ce l’ha non tanto perché percepisce, sente e ricerca la sopravvivenza quanto perché desidera e considera: progetta per muoversi verso ciò che vuole e immagina mondi, si inventa cose verso le quali spingersi.

Sia il termine Desiderio che il termine Considerazione contengono la parola sidera: astri, stelle, qualcosa a cui guardare, verso cui dirigere lo sguardo, fuori da noi.

Continua a leggere

Cronaca 17 – Sul narcisismo I Parte

“Siamo sempre nell’abbraccio di un’idea”
J.Hillman

Scrivo questo post dopo aver letto un articolo di Roberto Cotroneo intitolato “Il narcisismo è la malattia del futuro”. Concordo in una certa misura con il punto di vista dell’autore e prendo come spunto il suo scritto per riflettere un po’ sulle immagini, sulle rappresentazioni e sull’idea di attaccamento all’immagine e di “tradimento di ciò che si è”.

Come altri miei post anche questo sarà un’amplificazione: un procedere, come faceva Jung, girando intorno all’immagine e al concetto di cui si vuole parlare e su cui si decide di mettere l’attenzione, un lasciare che le associazioni si liberino e che escano altre idee che stanno di fianco, vicino o in ombra rispetto all’argomento.

Ogni volta che parliamo di Narcisismo facciamo un discorso sull’Immagine: ogni volta che tiriamo in ballo lo smodato amore per l’apparenza, per la “bellezza superficiale” e per l’accento sulla cosmesi (il bisogno di nascondere le magagne e di stendere un velo su ciò che siamo per… sembrare meglio), ogni volta che ipotizziamo una distanza fra l’essere e l’apparire, evochiamo, come fece Freud, la figura mitica di chi nell’immagine si perse.

Continua a leggere

Cronaca 16 – Eros e Thanatos III Parte

“Bisogna avere il caos dentro per generare una stella che danza”
Nietzsche

In un celebre passaggio del suo libro “Viaggio al termine della notte” Celine, descrivendo il comportamento e lo stato d’animo dei suoi commilitoni durante la prima guerra mondiale, scrive:

“E tutto quello che si poteva caricare in spalla, se lo portavano con loro, i miei camerati. Pettini, piccole lampade, tazze, piccole cose futili, e perfino corone da sposa, ci passava di tutto. Come se ci fosse stato ancora da vivere per degli anni. Rubavano per distrarsi, per darsi l’aria di averne ancora per molto. Le voglie di sempre. Il cannone per loro era solo un rumore. E’ per questo che le guerre possono durare. Anche quelli che la fanno, che ci sono dentro, non se la immaginano mica. Una pallottola in pancia, avrebbero continuato a tirar su vecchie scarpe per via, perché potevano ‘ancora servire’. Come il montone che, sul fianco, in un prato, agonizza e bruca ancora. La maggior parte della gente non muore che all’ultimo momento; altri cominciano e si prendono vent’anni d’anticipo e qualche volta anche di più. Sono gli infelici della terra.”

Continua a leggere

Cronaca 15 – Emozioni e Memoria

Le connessioni umane portano alla creazione
di connessioni neuronali”
D.J.Siegel

Chiudevo l’ultima Cronaca ponendo la domanda: “Come mai certi aspetti dell’esperienza vengono ritenuti più di altri?”. Da un punto di vista clinico la domanda è tutt’altro che oziosa perché se certi eventi rimangono impressi nella memoria più profondamente di altri e, soprattutto, se rimangono nella memoria implicita e hanno la possibilità di irrompere nella vita di una persona non come ricordi evocati ma come sensazioni, emozioni o stati d’animo non ben definiti, queste “registrazioni” possono influenzare il suo umore e la sua capacità di giudizio.

In psicologia si definisce Engramma come “L’impatto iniziale che un’esperienza ha sul cervello”: mentre viviamo la nostra vita c’è una funzione continuamente attiva che “prende nota” di ciò che avviene e, come abbiamo visto nella Cronaca 14, certe parti di questa impressione sono direttamente colte dall’ambiente, altre da sensazioni interne, altre ancora da significati che si sovrappongono, ecc. Come ben esemplifica Siegel: “Se avete visitato Parigi con un amico e mentre eravate con lui sulla torre Eiffel avete parlato di esistenzialismo e di pittura impressionista, il vostro engramma potrà includere vari aspetti che hanno caratterizzato questa esperienza e sarà il risultato dell’associazione di diverse forme di rappresentazione: semantiche (con riferimenti a dati che possono riguardare, per esempio, la filosofia, l’arte o l’architettura della Torre), autobiografiche (il senso di voi stessi in quel momento della votra vita), somatiche (sensazioni provate dal vostro corpo durante la visita) e comportamentali (che cosa stavate facendo)”.

Continua a leggere

Cronaca 14 – Hypnos: Memoria

Vari studi dimostrano che se il
nostro cervello stima che un
particolare evento sia significativo,
il ricordo di tale evento
avrà una maggiore probabilità
di venire in seguito richiamato”
Edelman et al.

Rileggendo “Stati di Coscienza: senza Memoria e senza Desiderio” e riflettendo su alcune delle domande e dei commenti che quel post ha suscitato mi sono reso conto che le “mie” definizioni di memoria e di desiderio si scostano parecchio dal significato che normalmente si dà a questi termini.

Con questa cronaca e con altre che seguiranno cercherò di riempire la distanza fra le due definizioni.

Ho deciso di inserire queste mie considerazioni sulla memoria in una delle cronache con il “suffisso” Hypnos perché considero che gran parte di ciò che dirò rientra in una categoria poco osservata e poco indagata (dai non addetti ai lavori) di fenomeni. A volte, in questo blog, tratto argomenti così ampi che, al solo pensiero di affrontarli, sento che le poche cose che dirò non saranno che una goccia nel mare di ciò che andrebbe detto e che altri, spesso molto preparati, hanno provato a dire versando, a loro volta, le loro gocce.

Continua a leggere

Cronaca 13 – Hypnos II Parte: favorire l’Inconscio

Penso che il terapeuta non faccia altro che offrirti
l’occasione di pensare al tuo problema
in un’atmosfera favorevole”
M.H.Erickson

Parlavo nella Cronaca 12 della necessità di raggiungere l’inconscio e attivare la sua improvvisazione: la sua capacità di riconoscere nessi, progettare adattamenti e cambiamenti possibili, creare nuove strutture.

Questa attivazione dell’improvvisazione deve passare da una attenuazione della “prepotenza del conscio” che si può ottenere grazie al raggiungimento di uno stato di coscienza modificato, la Trance.

Ma cosa succede durante una Trance? Cosa cambia quando una persona guarda, sente e vede diversamente se stessa e i propri stati d’animo? Perché dovremmo avere fede (Bion) in questa fantasmatica capacità dell’inconscio di risanarsi?

Per rispondere a queste domande occorre partire da uno dei prodotti fondamentali dell’inconscio: il sintomo.

Continua a leggere