“Credo che, in fin dei conti, la felicità
non sia altro che il sentirsi dissolvere
in qualcosa di grande e assoluto”
Willa Cather
La poesia che allego alla fine di questo breve post è del fisico Richard Feynman, non certo un mistico ma, di sicuro, uno che sapeva sedersi e riflettere sulla vastità, sull’inconsistenza e sulla sostanza.
Credo sia un ottimo esempio di come si può guardare oltre se stessi senza perdersi e realizzando di essere parte di qualcosa di molto più vasto.
Se si si spegne per un po’ il chiacchiericcio di quella parte di mente che, a ben guardare, non fa che ripetere pochi ricorrenti pensieri, se si sta per qualche tempo davvero in silenzio davanti ad uno spazio aperto, capita di avere accesso ad uno stato di coscienza più profondo e più ampio.
Il premio Nobel Romain Rolland in una lettera a Freud definì questo stato Sentimento Oceanico: la base (laica) di ogni sentimento religioso, la sensazione di appartenere a qualcosa di più grande e di farne parte avendone coscienza.
Certo perché “sovvenga l’eterno” bisogna guardare al di là della siepe ed è più facile farlo quando almeno per un po’ si sta fuori dal consueto, quando non ci si perde nel labirinto degli automatismi di tutti i giorni, quando si tiene presente che la maggior parte delle barriere/muri/siepi non sono che pregiudizi, tracotanze, pretese di superiorità, inutili sovrastrutture. Più facile, insomma, farlo in vacanza davanti al mare o su una montagna.
Ecco perché condivido con voi il pezzo di Feynman che spero serva come una preghiera laica, un memento a lavorare per avere “una testa ben fatta più che una testa ben piena”:
Ecco le onde scroscianti
montagne di molecole
ognuna ottusamente intenta ai fatti suoi
miliardi di miliardi lontane
eppure formano all’unisono spuma bianca
Ere su ere
prima di un occhio che potesse vederle
anni dopo anni
martellare possenti la riva come ora.
Per chi? per cosa?
Su un pianeta morto
che non ospitava alcuna vita.
Senza requie mai
torturate dall’energia
prodigiosamente sprecata dal sole
riversata nello spazio.
Una briciola fa ruggire il mare.
Nel profondo del mare
tutte le molecole ripetono
l’altrui struttura
finché se ne formano di nuove e complesse
ne creano altre a propria immagine
e inizia una nuova danza.
Crescono in dimensioni e complessità
esseri viventi
masse di atomi
DNA, proteine
danzano figure ancora più intricate.
Fuori dalla culla
sulla terra asciutta
eccolo in piedi:
atomi con la coscienza;
materia con la curiosità.
In piedi davanti al mare,
meravigliato della propria meraviglia: io
un universo di atomi
un atomo nell’universo.
Richard Feynman