“Prima di cercare la guarigione di qualcuno,
chiedigli se è disposto a rinunciare alle
cose che lo hanno fatto ammalare”
Ippocrate
“Forse ricorderete la storiella del demonio che passeggia per la via con un amico; a un certo punto, davanti a loro, un uomo si china a raccogliere qualcosa per terra, lo guarda e se lo mette in tasca. L’amico chiede al demonio: ‘Che cosa può aver raccolto quell’uomo?’ ‘Ha trovato un pezzo di verità’, risponde il demonio. ‘Ah, è un brutto affare per te, allora!’ osserva l’amico. ‘Oh, niente affatto-replica il demonio- adesso farò in modo che la organizzi.”
Questa storiella fu raccontata dal 34enne Jiddu Krishnamurti di fronte ad una platea di 3000 seguaci dell’Ordine della Stella d’Oriente che, nel 1929, si erano radunati per ascoltare il discorso che egli, in quanto capo dell’ordine, averebbe dovuto tenere. Krishnamurti era stato scelto da uno dei massimi esponenti della Società Teosofica ed era considerato una sorta di illuminato che avrebbe dovuto condurre l’Ordine e preparare la venuta di un “maestro del mondo” e guidare il movimento verso una nuova era. Invece, dopo aver raccontato del demonio e dell’amico e dell’uomo con in tasca la verità, sciolse l’Ordine della Stella d’Oriente e, pur continuando ad insegnare e ad esprimere il proprio pensiero fino all’età di 90 anni, non fece mai più parte di organizzazioni né si sognò mai di fondarne una.
Sembra che l’idea che la verità renda liberi e che il conoscere possa alleviare il dolore e produrre cambiamenti che facilitano la vita debba sempre fare i conti con il diavolo e con la tendenza dell’uomo a riportare la scoperta dentro ad un sistema conosciuto, ad organizzarla, appunto.
E’ come una resistenza: qualcosa viene intuito, si intravede l’eventualità di un punto di vista diverso che apre la strada ad altri modi possibili di pensare, sentire, comportarsi e… qualcosa spinge contro. Continua a leggere