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Fragile

Come un pesce gettato sulla terraferma
si dibatte tremando tutto il giorno e lottando”
Dhammapada

Sono un ex fumatore, uno che fumava davvero tanto. Ho smesso una prima volta tanti anni fa, poi ci sono ricascato e poi ho smesso di nuovo. Quando qualcuno mi chiede come si sta senza sigarette la mia risposta è: “Appena tollerabile”. E’ una citazione, tra l’altro, la traduzione di un termine con cui, nei primi testi buddisti, si definiva il mondo che abitiamo: tollerabile, nel senso di appena sostenibile, difficile da reggere e in equilibrio precario. Non proprio terribile (quasi mai) ma sicuramente non facile, pervaso, secondo il Buddha, da dukkha, parola erroneamente resa con il nostro “sofferenza” ma che invece ha un significato più sottile: “Il prefisso ‘duh’ significa male o difficoltà, mentre il suffisso ‘kha’ può riferirsi al foro al centro di una ruota in cui si inserisce l’asse. Il vocabolo sta quindi a significare che, non essendoci corrispondenza perfetta tra le due parti, durante il viaggio gli scossoni non mancheranno” ( M. Epstein).

Fuori squadro, insomma, un po’ instabile e mai del tutto allineato, con momenti rari in cui tutto fila liscio e c’è quasi un senso di perfezione, di grazia ed altri pieni di inciampi e di correzioni necessarie: aggiustamenti e riparazioni in corso ed equilibrismi sui tratti più accidentati. Continua a leggere