Category Archives: Cronache

Cronaca 12 – Hypnos: lo stato di Trance

Credo che l’azione, se deve essere pianificata,
vada sempre pianificata su una base estetica”
G.Bateson

… vediamo tremare e confondersi i limiti fra noi e la natura e veniamo a conoscere l’atmosfera in cui non sappiamo se le immagini sulla retina provengono da impressioni esteriori o da quelle interne. Mai come in questo semplice esercizio facciamo la semplice e facile scoperta di quanto siamo creatori, di quanto la nostra anima sia sempre partecipe della continua creazione del mondo.”. Così H.Hesse in uno dei suoi primi romanzi, Demian, fa commentare al protagonista l’esperienza che, soffermandosi con un amico a guardare il fuoco che brucia in un caminetto, ha appena vissuto.

Così avviene quando lasciamo che la nostra attenzione fluttui liberamente e togliamo un po’ di quella censura della coscienza che continuamente tenta di descrivere il mondo “per quello che è”.

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Cronaca 11 – Casa: il raccogliersi

“Home is where you feel at peace
with yourself”
Proverbio inglese

Parlare di casa dopo aver parlato a lungo, nelle cronache, di labirinto, può sembrare una contraddizione in termini. Ma chi mi ha letto fin qui sa che uso la metafora del labirinto per parlare della psiche e di alcune delle sue funzioni/predilezioni: l’esplorare, l’entrare in relazione, il ricercare.

Nel racconto greco di Eros e Psiche quest’ultima, dopo essersi accasata per un po’ con il dio (perché tale è Eros) è costretta, subendo un distacco doloroso dall’amato, ad una lunga ricerca nel mondo, sulla terra e negli inferi. E’ come se Psiche sapesse che la ricerca finirà solo dopo aver affrontato un percorso che prevede una serie di prove che, se superate, le permetteranno di ricongiungersi ad Eros e di sentirsi a casa e in pace con se stessa.

Il mito parla di un incontro, di un innamoramento, di una separazione, di una ricerca e di un’unione duratura dopo una trasformazione profonda.

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Cronaca 10 – Eros e Thanatos II Parte

“Imperativo etico: agisci sempre in modo
da accrescere il numero delle possibilità di scelta”
Heinz von Foerster

In prossimità di Thanatos Eros aumenta la propria intensità.

Ogni volta che, per qualche motivo, ci affacciamo sulla possibilità di interruzione della vita, ogni volta che qualcosa minaccia la nostra sopravvivenza, ecco che, in risposta a questa pressione, nasce in noi ancora più forte il desiderio e la pulsione di vita.

Pensare in termini mitici è un modo per dare personalità a questi istinti, trattarli come vere e proprie persone che agiscono per noi o ci portano ad agire. Come ebbe a dire Freud: “La teoria degli istinti è, per così dire, la nostra mitologia. Gli istinti sono esseri mitici grandiosi nella loro indeterminatezza.”.

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Cronaca 9 – Eros e Thanatos I Parte

“L’amore dimostra la sua
vera natura allorchè educa”
J.Hillman

E’ come se nel labirinto fossero all’opera delle forze che sciolgono e coagulano intere porzioni del paesaggio. Ciò che è rilevante per alcuni di noi è, a volte, poco significativo per altri: l’attenzione viene catturata da certi particolari e più il nostro focus si sofferma su un oggetto più quello sembra stagliarsi rispetto allo sfondo mentre il resto scompare.

Succede così che quando ci innamoriamo di qualcosa o, più probabilmente, di qualcuno questi diventi l’oggetto principale, ciò che dà intensità al nostro sentire e che cattura continuamente la nostra mente.

E, proprio come nella storia di Amore e Psiche, una volta che la mente è stata afferrata non abbandona la presa finchè… finchè non è stata trasformata dall’atto stesso di voler raggiungere e di desiderare ciò che considera l’oggetto del desiderio, ciò che la renderà appagata e finalmente realizzata.

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Cronaca 8 – L’Ombra/Il proiettare

“Ma il bello viene quando le storie
sono messe una accanto all’altra”
M.C.Bateson

“Imperativo estetico: se vuoi
percepire comincia ad agire”
Heinz Von Foerster

Se si guarda agli individui e alle loro interazioni con un po’ di profondità e tenendo presente la Psiche; se ci si rifiuta cioè di fermarsi al comportamento e se si riconosce l’esistenza di tutta una sfera interna, di un mondo interiore nel quale gli eventi e il mondo vengono sentiti, elaborati e giudicati; non si può non riflettere sul fatto che gran parte della “realtà” che stiamo sperimentando è creata non solo dagli stimoli esterni che colpiscono i nostri sensi ma anche, e forse soprattutto, da ciò che noi in qualche modo proiettiamo su di essi.

Come ebbe a dire G.Bateson: “Io credo, e lo dico sul serio, all’esistenza di un legame tra la mia ‘esperienza’ e ciò che accade ‘all’esterno’ e che influisce sui miei organi di senso, ma non tratto questo legame come se fosse ovvio, bensì come una cosa misteriosa, che richiede molto studio. Quando dirigo gli occhi verso quello che penso sia un albero, ricevo un’immagine di qualcosa di verde. Ma questa immagine non è ‘all’esterno’. Crederlo è già una forma di superstizione perché l’immagine è una creazione mia, prodotto di molte circostanze, compresi i miei preconcetti.”.

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Cronaca 7 – L’Ombra/Il reprimere

“Se ogni giorno cade
dentro ogni notte
c’è un pozzo
dove la chiarità sta rinchiusa.
Bisogna sedersi sul bordo
del pozzo dell’ombra
e pescare luce caduta
con pazienza.”
Pablo Neruda

Nel labirinto avviene un continuo gioco fra figura e sfondo: ogni volta che la nostra attenzione si concentra su un particolare, il resto della scena tende a sfocarsi e, non appena distogliamo lo sguardo dal singolo elemento, ecco che il resto ricompare.

Non potrebbe essere diversamente visto che il termine stesso attenzione (ad-tensione) deriva proprio dal gesto di volgersi verso, essere proteso, e visto che “attento” significa, quindi “con la mente rivolta ad un oggetto”. In questo tendere verso sta il senso della creazione di interi paesaggi mentali e la domanda “Dove sono?” di cui ho parlato nelle prime cronache è molto simile all’interrogazione “Dove sto guardando?” di cui tratterò nella presente.

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Cronaca 6 – Questo è un gioco

“Gli schizofrenici hanno perso
fiducia nel tempo.
I bambini invece nel loro gioco
anticipano il futuro”
E.Erickson

Anni fa ho lavorato per un certo periodo in un Centro Diurno in cui venivano ospitati parecchi ragazzi con una diagnosi di Schizofrenia. Con alcuni di loro, dopo le inevitabili difficoltà comunicative iniziali, si è instaurato un rapporto duraturo.

Chi non ha mai avuto a che fare con una persona che soffre di schizofrenia tende a sottovalutare l’espressione “rapporto duraturo”; ma chi è passato sotto le forche caudine di un’interazione con una persona che sembra non riconoscerti ogni volta che ti rivede e con cui creare un contatto è sempre una nuova sfida, sa cosa intendo.

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Cronaca 5 – La sintonizzazione

“Se sono due, son due come lo sono
le ritte aste gemelle del compasso;
l’anima tua, il piede fisso, non dà segno
di muoversi, ma lo fa se lo fa l’altra.
E sebbene nel centro essa sia ferma,
pure quando l’altra lontana peregrina
s’inclina e verso lei tutta si tende
e torna eretta quando quella fa ritorno.
Tale sarai per me, che devo,
come l’altro piede, obliquamente correre.
La tua fermezza rende giusto il mio cerchio
e mi fa terminare al mio principio.”
John Donne

Mettere e togliere confini è una sorta di gesto che ognuno di noi ha appreso e che compie continuamente. Senza confini non ci sarebbe relazione e, in un certo senso, non ci sarebbe nemmeno comunicazione: la distanza fra noi e gli altri non esisterebbe e questo renderebbe superfluo ogni scambio di informazioni.

Se si osserva il rapporto fra un neonato e la propria madre e se ci si prende la briga di cogliere alcuni piccoli gesti che tra loro vengono compiuti, ci si rende conto di quanto tutta l’interazione umana, fin dai primi momenti di vita, si basa innanzitutto sulla capacità di avvicinarsi e allontanarsi.

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Cronaca 4 – Trattenere/Lasciar andare

“Questo mi ricorda una storiella!”
G.Bateson

Ci sono proverbi, favole, storielle e semplici aneddoti che parlano dei modi in cui costruiamo la nostra realtà psicologica.

Il labirinto ne è disseminato. A volte sono i punti di vista di chi, volendo insegnare qualcosa su come la vita andrebbe vissuta, su come certe situazioni andrebbero affrontate, su come tirarsi fuori dai guai e come non ficcarvicisi, si è preso la briga di scriverli o di raccontarli.

Alcune di queste storie le abbiamo collezionate perché ci sono piaciute o forse perché ci hanno dato ragione o ci hanno consolato. Altre sono semplicemente lì e a volte funzionano condizionando il nostro modo di pensare e di percepire il mondo che ci circonda.

Una che mi piace particolarmente e che a volte racconto è una breve storia Zen che parla di come capiti di esercitare inconsapevolmente certe prese e di mantenere certe posizioni.

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Cronaca 3 – I luoghi della mente

Chi non danza non sa cosa succede.
Proverbio Gnostico

…il cucchiaio non esiste…
Dal film “Matrix”

Chi ha letto le due Cronache precedenti sa quanto, in base a questo approccio terapeutico, sia importante la domanda psicologica: “Dove sei?”.
Infatti abbiamo visto che, anche se è vero che il labirinto non ha confini e che “per quanto lontano tu possa andare mai raggiungerai i confini dell’anima”, è importante interrogarci sul punto di vista che stiamo adottando e su quanto, in base a come guardiamo, le cose nella nostra psiche cambiano e assumono diverse coloriture.

In questo senso l’impossibilità di raggiungerne i confini non va intesa tanto nel senso dell’estensione, come se il labirinto fosse troppo vasto, quanto nel senso dell’inafferrabilità: il labirinto non si lascia circoscrivere se non momentaneamente; è per sua natura mutevole perché risente dell’occhio di chi guarda e, siccome non appena credo di averlo afferrato, il mio sguardo cambia, ecco che, di nuovo, si sottrae.
Eppure questa continua mutevolezza non vanifica affatto l’efficacia della domanda “Dove sei?”, anzi, siccome è proprio grazie alla “instabilità” e all’estrema plasticità della psiche che noi possiamo di volta in volta cambiare e adattarci al mondo o adattare il mondo a noi, l’interrogarci sulla nostra posizione rispetto a qualcosa o a qualcuno, non è che un modo per osservare questo continuo lavoro che determina e costruisce momento per momento il nostro mondo soggettivo.

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