Neuroetica e neurodeliri

I più sono sviati dall’istruzione;
credono a questo e quello perché così li hanno educati.
Il prete continua ciò che iniziò la balia,
e in tal modo il bambino inganna l’uomo.”
John Dryden, The Hind and the Panther

Leggo su “Internazionale” del 25-31 maggio un articolo del New Scientist intitolato I nuovi filtri d’amore.

E’ un articolo ai confini fra filosofia, scienza e fantascienza in cui due Neuroetici (due filosofi che si occupano di etica, di biologia del cervello e del sistema nervoso e dei punti di contatto fra queste due discipline) partendo dalla constatazione che le separazioni e i divorzi stanno aumentando si interrogano su: “Come rendere una relazione amorosa solida e duratura?”. L’articolo è una vera chicca di Neuroetica che, in una pagina e con una logica apparentemente stringente, accompagna il lettore fino alla cruciale domanda finale: “Perché non usare tutte le strategie disponibili per concederci la miglior vita possibile?”.

Già… perché no? Dalla lancia, alla pietra focaia, agli animali da soma, alle automobili, ecc., abbiamo sempre cercato strategie che aumentassero il nostro tenore di vita. Ma vediamo cosa propongono i due Neuroetici seguendo i vari passaggi dell’articolo, che qui riporto quasi per intero aggiungendo dei “titoli” per ogni passaggio.

  1. Una constatazione filogenetica: “Per la maggior parte della loro storia gli esseri umani hanno vissuto 35 anni. Restare vivi era un lavoro a tempo pieno e quasi tutti i rapporti di coppia terminavano con la morte del partner. Almeno la metà si concludeva quindi nel giro di 15 anni, un dato vicino all’attuale durata media globale del matrimonio, che è di 11 anni.”.

  2. Un dato sociologico: “Mentre negli Stati Uniti il divorzio ha superato la morte come causa principale della fine del matrimonio, sempre più studi confermano che i matrimoni riusciti migliorano la salute fisica ed emotiva, la felicità e addirittura la longevità.” (Wow!)

  3. Prima domanda pregnante: “Come si può allora compensare il divario tra il sano ideale del “finché morte non ci separi” e la straziante realtà del divorzio?”.

  4. La via promettente. I. Premessa: “La via promettente consiste nel considerare i progressi della Neurobiologia” che ha scoperto che: “…l’amore umano è costruito su una serie di sistemi cerebrali elementari che governano desiderio, attrazione romantica e attaccamento evoluti in tutti i mammiferi. Il desiderio favorisce l’accoppiamento con un partner adeguato, l’attrazione ti fa scegliere e preferire un partner particolare, mentre l’attaccamento consente alle coppie di collaborare e restare insieme fino al compimento dei doveri genitoriali.” (e fin qui ci arrivava anche la mia bisnonna con le pochissime conoscenze di Neurobiologia che aveva).

  5. La via promettente. II. Gli ormoni: “Anche se nel cervello non esiste un unico centro dell’amore gli studi sugli innamorati (sic!) hanno evidenziato il coinvolgimento di aree cerebrali legate a due ormoni, l’ossitocina e la vasopressina e ai meccanismi della gratificazione. Questi risultati coincidono con la ricerca sulle abitudini di accoppiamento dell’avicola delle praterie, un topo monogamo, e l’avicola montana, il suo cugino poligamo.”.

  6. L’esperimento: “In un esperimento i ricercatori hanno introdotto un gene recettore della vasopressina della fedele avicola delle praterie nel cervello del cugino promiscuo. L’avicola modificata è diventata monogama. Se il cervello umano e quello dell’avicola hanno sistemi simili potremmo riuscire a modificare biologicamente il nostro comportamento.”.

  7. Altre applicazioni: “Sfruttare il potere dell’ossitocina potrebbe rivelarsi utile anche per altro. Questo ormone… è coinvolto nel comportamento amorevole, nella fiducia e nella “lettura della mente” – i tentativi di capire cosa pensa e sente il partner. Assumere ossitocina sotto forma di spray nasale favorirebbe comportamenti rilassati e fiduciosi.”.

  8. …e non solo: “Poiché il livello dell’interesse sessuale tende a divergere via via che la relazione prosegue e poiché questa disparità incide sulla stabilità della relazione, sincronizzare il livello di desiderio alterando quello del testosterone potrebbe tornare utile.”.

  9. E infine: “E infine, la paura e la tristezza suscitate dall’idea di una separazione potrebbero in parte dipendere dalla corticoliberina. Aumentare l’ormone in modo controllato potrebbe funzionare da deterrente all’allontanamento.” (giusto… fin qui non c’ero arrivato: se aumento nel coniuge, in modo controllato, la corticoliberina, si sentirà così triste e impaurito che non mi lascerà mai!).

  10. Piccoli dubbi e… conclusione: “Ovviamente il ricorso al Neuropotenziamento solleva molte domande. Renderebbe false le relazioni? Creerebbe una dipendenza dall’amore? Queste sostanze potrebbero essere usate per confinare la gente in relazioni negative? A conti fatti no. …in un contesto regolamentato e professionale e con un’opinione pubblica informata i “farmaci dell’amore” potrebbero contribuire a superare alcuni ostacoli biologici.”.

A conti fatti no??? Come è possibile evitare una serie di altre domande che sorgono spontanee? Come possono due filosofi non chiedersi come si comporterà un essere umano che sniffa ossitocina al di fuori del contesto di coppia? Cosa farà invece di ribellarsi davanti ad un sopruso? Siamo sicuri di voler essere sempre “fiduciosi e rilassati”? Va bene esserlo se ci si trova a vivere sotto una dittatura? Eccetera.

Quello che sfugge in questo tipo di ragionamenti è che se è vero che, come dice Cazzaniga: “La Neuroetica è o dovrebbe essere lo sforzo per produrre una filosofia di vita fondata sul cervello”, è altrettanto vero che il cervello è influenzato dalla filosofia di vita a cui le persone aderiscono e, in una certa misura, si fonda su di essa.

Ciò che pensiamo, le domande che ci poniamo e le risposte che accettiamo influenzano il nostro cervello quanto, se non di più, degli ormoni e dei neurotrasmettitori che possiamo somministrargli. Il “contesto regolamentato e professionale” potrà essere tale solo se le persone che lo compongono tengono presente anche (e soprattutto) le influenze culturali che continuamente determinano il nostro modo di pensare e di percepire.

Le persone che hanno scritto l’articolo di cui parlo lavorano ad Oxford e questo dovrebbe darci una certa garanzia sulla loro professionalità. Ma che dire dell’articolo e della superficialità con cui, in una paginetta, si giunge a conclusioni sconclusionate, superficiali e pericolose.

Viene da pensare più ad una operazione pubblicitaria che ad un articolo scientifico/filosofico, anche se solo divulgativo.

Per fare un passo avanti verso “un’opinione pubblica informata”, un buon esercizio su articoli come questi è quello di passarli al vaglio delle dieci regole sulla disinformazione di Noam Chomsky.

Nella quinta di queste regole questo autore spiega che un modo efficace per disinformare è quello di trattare il lettore o lo spettatore come se fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Se rileggete i punti dell’articolo di cui sopra e diminuite il vostro livello di ossitocina arrabbiandovi un po’, scoprirete che questo è il tono che viene usato. Frasi come “l’avicola modificata diventa monogama” diventano facili manovre ipnotiche che abbassano la capacità di giudizio e favoriscono la digestione di “altre informazioni”.

3 thoughts on “Neuroetica e neurodeliri

  1. AnonConiglio 無名兎 (@anonimoconiglio)

    Se non sbaglio l’ossitocina è una sostanza che viene prodotta sopratutto durante il sesso. E da qualche parte ho letto che è la sostanza che aiuta a creare una sensazione di legame con la coppia. Se è così – scusa davvero il linguaggio – ne deduco che questi filosofi/ricercatori dovrebbero scopare di più anziché scrivere articoli come quello. 😀
    comunque, totalmente d’accordo con te. Mentre leggevo quelle righe sentivo un retrogusto orwelliano se si pensa alle conseguenze extra-coniugali che potrebbe comportare nell’agire così sul corpo.

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  2. Raffy

    Caro drDedalo,completamente d’accordo con te e sempre più convinta che, anche se a volte può essere saggio assumere momentaneamente sostanze chimiche per aiutarci negli stati d’animo e nel comportamento, la vera risposta al cambiamento debba arrivare dalla nostra psiche……..
    Per rispondere ad Anonimoconiglio, quel che ne so io l’ossitocina, oltre ad essere secreta nelle donne in stato di gravidanza ( che fa sì che ci siano le contrazioni durante il travaglio e l’emissione di latte), è anche secreta dalle persone che s’innamorano. So che è l’ormone dell’innamoramento,dell’affetto sincero e nutriente che porta sì poi naturalmente anche ad accoppiarsi con la persona di cui ci s’innamora. Quello invece che si sviluppa facendo semplicemente “sesso” è la dopamina. Rischioso quindi consigliare semplicemente di “scopare” a questi filosofi-ricercatori: non vorrei si trasformassero in “maniaci” .Aiuto eh eh:-)).
    Comunque a drdedalo la parola, chi meglio di lui può illuminarci?
    Un saluto a tutti

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    1. drdedalo

      Sì; direi che è più l’ormone dell’ innamoramento e dell’attaccamento che quello della “scopata”. D’altra parte le due cose spesso sono molto vicine: difficilmente in noi umani si dà sesso senza affinità, affetto, vicinanza. E,mi sa che Anonimoconiglio ne parlava in questo senso:-). Ma il succo del discorso è che non si può fare a pezzi l’essere umano e considerarlo principalmente corpo o psiche o genitalità o “cuore”. Il rischio del riduzionismo scientifico, che pure è stato estremamente utile per studiare accuratamente certi settori e certe parti della natura e dell’uomo, è quello di non rimettere insieme i pezzi che, per motivi di studio, si sono separati, quando ci si rimette a parlare dell’ essere umano nella sua interezza psico/bio/socio ecc. ecc.

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