“Il meraviglioso colpisce la memoria
più dell’ordinario”
Alberto Magno
Dicevo nell’ultima cronaca (Casa: il raccogliersi) che, a volte, solo offrendo uno spazio diverso e una nuova dimora ad un paziente gli si dà la possibilità di tornare ad essere se stesso per ricomporsi e presentarsi di nuovo.
Questo saggio è una sorta di appendice visiva alla cronaca di cui sopra.
L’inconscio adora le immagini ed è in grado di cogliere emotivamente ciò che un’immagine comunica. Sia che le immagini siano visive (un quadro, una foto, un filmato) o descrittive (un racconto, una storia, un’evocazione) il loro effetto sull’inconscio è lo stesso: l’immagine va a toccare certe corde che sono vicine all’emozione o al sentimento e, sfiorandole o colpendole con forza, mette in moto un sentire che, a sua volta, dà il via ad una serie di associazioni che mobilitano il pensiero, la memoria, l’immaginazione.
Lasciate pure la cronaca 11 sullo sfondo e guardate in sequenza i prossimi filmati. Per il primo bastano pochi secondi; il secondo è terapeutico e sono sicuro che avrete voglia di guardarlo tutto.
In quale dei due vi sentite a casa? Dove prendereste dimora? Quante volte ci ritagliamo uno spazio personale come quello del primo filmato e quante volte riusciamo a costruire quello del secondo?
Il gioco è possibile solo in un ambiente fisico e relazionale che favorisce il creativo e, come dice Hillman: “Il creativo è un risultato dell’amore. E’ contrassegnato da emozione e bellezza e dalla connessione con la tradizione come forza vivente e con la natura come corpo vivente.”.
Nel guardare i filmati possiamo lasciare che i loro contenuti tocchino corde diverse da quelle che può toccare un saggio teorico che parla, in fondo, delle stesse cose ma che non può avere la stessa forza evocativa delle immagini.
P.S. Potete, come esercizio finale, chiedervi anche se è proprio il caso di andare avanti a … trattarle come nel primo filmato, le mucche!